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Disciplinare di Produzione del "Ficodindia dell'Etna" D.O.P.

 

Pubblicazione di una domanda di registrazione ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 2, del regolamento (CEE) n. 2081/92 relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti alimentari.

(2002/C 275/04)

REGOLAMENTO (CEE) N. 2081/92 DEL CONSIGLIO

DOMANDA DI REGISTRAZIONE: ARTICOLO 5

DOP (X) IGP ( )

N. Nazionale del fascicolo: 02/2002

 

1. Servizio competente dello Stato membro

Nome: Ministero delle Politiche agricole e forestali

Indirizzo: Via XX Settembre, 20,I-00187 Roma Tel. (39) 06 481 99 68 Fax. (39) 0642013126

e-mail: qualita@politicheagricole.it

2. Associazione richiedente

2.1. Nome: O.P. Consorzio Euroagrumi

2.2. Indirizzo: Via Cristoforo Colombo, I-95033 Biancavilla (CT) tel. (39) 09 5688787

2.3. Composizione: Produttori/trasformatori (x) altro ( )

3. Tipo di prodotto:

Classe 1.6 - Ortofrutticoli e cereali allo stato naturale o trasformati.

4. Descrizione del disciplinare (riepilogo delle condizioni di cui all'articolo 4, paragrafo 2)

4.1. Nome: «Ficodindia dell'Etna»

4.2. Descrizione: Le cultivar della «Opuntia fìcus-indica» dell'area considerata sono: Gialla detta anche «Sulfarina» o «Nostrale», Rossa detta anche «Sanguigna», Bianca detta anche «Muscaredda» o «Sciannarina». E' ammessa una percentuale non superiore al 5% di altri ecotipi. Sono considerati varianti di pregio le selezioni «Trunzara» o «Pannittera», delle cultivar Bianca, Rossa e Gialla.

I Frutti vengono distinti in ordine al periodo di maturazione:

- «Agostani» o «Latini» (primo fiore)

- «Scozzolati» (seconda fioritura)

Cultivar: Gialla, Rossa, Bianca

Peso frutto: non inferiore a 95 g.

4.3. Zona Geografica:

La zona di produzione del «Ficodindia dell'Etna», fa parte della provincia di Catania (CT). E' compresa in una fascia altimetrica che va dai 150 ai 750 m s.l.m., e ricade nel territorio dei Comuni di Brente, Adrano, Biancavilla, Santa Maria di Licodia, Ragalna, Camporotondo, Belpasso e Paterno'.

4.4. Prova dell'Origine:

Si riportano alcune citazioni testuali. Lo storico Denis Mark Smith in History of Sicily - Medieval Sicily 800 -1713: «alla fine del sedicesimo secolo in Sicilia, gli Spagnoli introdussero alcune nuove e importanti piante come il pomodoro dal Perù, mais e tabacco dal Messico. Quello più comunemente usato era il ficodindia proveniente dall'America Tropicale (Indie occidentali, secondo, C. Colombo). I fichidindia (Indian fig.-prickly pear cactus) trasformeranno le campagne della Sicilia, capaci di sopportare lunghe siccità e di propagarsi facilmente nelle spaccature delle rocce, infatti venivano di proposito piantati per frantumare la lava nei fertili pendii del monte Etna. Questa ammirevole pianta a siepi con i suoi frutti ha contribuito alla dieta di ricchi e di poveri nella vita quotidiana dei siciliani».

W.H. Barlet nelle Pictures from Sicily (1853): «ma di tutte le produzioni di vegetali della parte bassa dell'Etna il ficodindia, è forse quella che meglio si sviluppa e si riproduce con sorprendente rapidità».

Riferimenti sul ficodindia (fichi opunzia) nella «zona coltivata dell'Etna», così definita ai tempi di Spallanzani (1792), si trovano anche nelle opere di P. Bembo, Borelli, Stoppani, Brydone etc.

Coppoler S., «Del ficodindia, sua coltivazione in Sicilia e modo di ottenere i frutti tardivi ("scuzzulari")». Saggio storico - agrario (1827).

Il Mortillaro riporta su «Notizie economico-statistiche», ricavate dai catasti di Sicilia (1853), le superfici destinate a «Ficheti d'India».

«Atti della Giunta per l'Inchiesta Agraria» - Jacini (1884): vengono riportate le superfici destinate a «Ficheti d'India» in Scilia. Per poter assicurare la tracciabilità del processo produttivo i produttori del «Ficodindia dell'Etna» e le particelle catastali su cui si coltiva, verranno iscritti in appositi elenchi gestiti dall'organismo di controllo di cui al successivo punto 4.7. Lo stesso organismo, accreditato presso il ministero delle Politiche agricole e forestali, effettuerà i controlli affinché il prodotto tutelato dalla DOP potrà essere rispondente alle prescrizioni del disciplinare.

4.5. Metodo di ottenimento

(Tecniche colturali)

I Terreni devono essere di tessitura media o grossolana per evitare ristagni d'acqua (è ammessa la presenza di roccia affiorante).

(Preparazione dei terreni)

Nei nuovi impianti, nella preparazione dei terreni, devono essere previsti livellamento delle superfici, per facilitare il drenaggio delle acque, le operazioni colturali e le concimazioni.

(Impianti)

Gli impianti possono essere sia specializzati che consociati e la densità di piantagione massima ammessa, in dipendenza della tipologia di impianto, è di 400 piante ad ettaro. In abbinamento alle forme libere di allevamento delle piante («vaso libero» o «a cespuglio»), è ammesso altro tipo di allevamento, per agevolare la raccolta e le operazioni colturali.

Sono consentite negli impianti, a sostegno del nuovo flusso vegeto-produttivo, le operazioni di concimazione, di irrigazione dopo la «scozzolatura» (che consiste nell'asportare fiori, frutticini appena allegati e giovani cladodi).

La scozzolatura viene eseguita tra la fine del mese di maggio e la prima metà del mese di giugno, in relazione alle zone di produzione e alle condizioni climatiche.

(Raccolta)

Le operazioni di raccolta, in relazione alle zone di produzione e all'andamento climatico, si svolgono dalla seconda decade di agosto per i frutti di prima fioritura («Agostani»), da settembre a dicembre per i frutti di seconda fioritura («Scozzolati» o «Bastardoni»). I frutti dopo la raccolta devono essere immagazzinati in locali idonei ventilati e asciutti. Successivamente il prodotto può essere frigoconservato.

Le operazioni di raccolta vanno iniziate all'invaiatura eseguendo il prelievo in modo tale che una sottile porzione di cladodo rimanga alla base del frutto. Successivamente alla raccolta i frutti debbono essere sottoposti al processo di despinatura, per essere commercializzati con la qualifica di despinati.

4.6. Legame:

Nel versante Sud - Occidentale, delle pendici dell'Etna, il ficodindia ha trovato le condizioni ideali per divenire un elemento caratterizzante del paesaggio.

La zona di produzione, risulta caratterizzata da un clima mediterraneo subtropicale, semiasciutto, con estati lunghe e siccitose, piovosità concentrata nel periodo autunnale ed invernale e notevoli escursioni termiche tra il giorno e la notte.

I terreni di origine vulcanica, i venti dominanti, l'umidità ed in particolare la lunga esposizione

ai raggi solari, conferiscono al frutto caratteristiche di qualità (colore, serbevolezza e consistenza) difficilmente riscontrabili in altre aree di produzione e nello stesso massiccio Etneo.

4.7. Struttura di controllo

Nome: Check Fruit

Indirizzo: Via Cesare Boldrini, 24,I-40121 Bologna.

4.8. Etichettatura:

II prodotto, lavorato e despinato, va immesso al consumo in imballaggi nuovi di diversa tipologia, conformi alla normativa vigente, in legno, cartone e plastica. E' ammesso, secondo le tradizioni la presenza, nello stesso contenitore, delle tre diverse cultivar.

Sulle confezioni deve configurare, in caratteri chiari, indelebili e nettamente distinguibili da ogni altra scritta, la denominazione «Ficodindia dell'Etna». È consentito l'utilizzo della dicitura «Cactus Pear».

Debbono inoltre comparire gli elementi atti ad individuare nome, ragione sociale, indirizzo del confezionatore, peso lordo all'origine, nonché l'eventuale nome delle aziende da cui provengono i frutti. È facoltativa l'indicazione della settimana di raccolta del prodotto ed i termini "Agostani» o «Latini» e «Scozzolati» o «Bastardoni» riferiti all'epoca di maturazione.

Il marchio d'identificazione è rappresentato dalla scritta D.O.P DENOMINAZIONE D'ORIGINE PROTETTA, dalla sottostante raffigurazione del vulcano Etna, da due cladodi con quattro frutti e sottostante scritta «Ficodindia dell'Etna», con a destra il logo D.O.P CEE.

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