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L'iniziativa č stata proposta in occasione della Mostra "Natale ai Minoriti 2009" e negli anni successivi fino al 2017 e in occasione della mostra "Il fatto a mano ai Minoriti" dal 2013 al 2018 (eventi dal 2013 curati dall'Associazione Delfare, a seguito autorizzazione delle Autoritą provinciali all'uso dei locali del Chiostro Minoriti).

           ‘A casa d'ł zł Puddu ‘u carritteri

Per diversi anni, vivendo al piano superiore della casa dei miei genitori e condividendo con loro alcuni spazi al piano terra, ho avuto modo di rivedere diversi oggetti di lavoro e di vita di casa, che nel tempo avevano perso le loro originarie funzioni e d’importanza.

Nonostante la consapevolezza di non poterli utilizzare trovare in alcun modoi, gli stessi oggetti sono rimasti accantonati in garage o altri spazi, senza mai pensare ad una loro distruzione.

Trattasi di oggetti di scarso valore “commerciale”, ma certamente di gran valore affettivo e portatori di memoria delle abitudini famigliari. Pił in generale ogni oggetto, nel rappresentare una condizione di vita, sintetizza una fase storica della nostra societą.

Nel tempo mi sono pił volte chiesto “Perché non condividere con altri la storia che tali oggetti portano con loro?” Storie di un tempo passato che ha visto la generazione dei miei genitori crescere (trasformazione dell’intero assetto economico e sociale), finendo con l’interessare anche la mia generazione.

L’opportunitą arriva allorché č stato deciso dall’Amministrazione provinciale di Catania di organizzare, nel chiostro di Palazzo Minoriti, lo svolgimento di alcuni eventi per la promozione e lo sviluppo delle produzioni artigianali del nostro territorio. 

In tali occasioni, si č reso possibile destinare uno spazio (un vano), alla realizzazione "da' casa d'ł zł Puddu ‘u carritteri".  Si č trattato della ricostruzione di un locale con arredi (casa ri stari  = casa per stare), dove avrebbe potuto abitare ‘u zł Puddu, (al secolo Giuseppe Marletta, 1885-1960), carrettiere di riconosciute capacitą.

Nel corso degli anni, la dislocazione degli oggetti ha seguito un filo del tipo tematico, in una dimensione minima dello spazio, cosģ voluta per renderla pił fedele ai tempi storici di riferimento (periodo 1930-50). Ciascun oggetto, correlandolo con altri, viene esposto per “raccontare” la propria funzione e la propria storia.

All’interno della “casa”, il percorso evocativo vuole essere un contributo alla conservazione di alcuni valori socio-culturali che hanno caratterizzato un’epoca e che inevitabilmente hanno influito sulla formazione di coloro che hanno vissuto in quel contesto e su quanto č stato trasmesso alle successive generazioni.

Il percorso consente di scoprire valori che il cosiddetto progresso ha soppiantato: lo stare insieme attorno ad una “conca”, il rispetto nell’ascoltare quelli pił grandi, gli insegnamenti religiosi che puņ dare una "cona", la modestia degli alimenti posti sulla “buffetta”, ecc.

Con la ricostruzione della casa do zł Puddu si mira a fare diventare gli oggetti “memorie materiali”, per le vecchie e per le nuove generazioni, di un mondo popolare spesso negato, cancellato e rimosso dalle vecchie generazioni e che invece merita di essere sottoposto all’attenzione critica dell’uomo di oggi, per riappropriarsi del proprio territorio e delle proprie radici culturali. Ed ancora, ritornare al passato puņ servire da stimolo per rivisitare e meglio comprendere il presente.

Leonardo Sciascia  ebbe a sottolineare  che “Quando un popolo, un paese, una collettivitą, grande o piccola che sia, non perde la memoria, vuol dire che non č nemmeno disposto a perdere la libertą".

Oggi, vivendo in un mondo sempre pił globalizzato, si fa presto ad accantonare e a dimenticare ogni espressione di cultura popolare, legata al territorio e, in particolare, al nostro mondo contadino.

In pochi decenni, una consuetudine millenaria viene spazzata via dall'avvento dell'elettricitą e dalla produzione di materiali sintetici e di complicati macchinari. A ricordare l'inizio di tale processo di cambiamento troviamo nella casa la radio e lo scaldaletto, entrambi erano elettrici. La nostra tradizionale cultura, basata su antiche aggregazioni umane, va in crisi: nuclei familiari e individui perdono i veri punti di contatto e di comunicazione, finendo inevitabilmente col restare isolati e solitari.

Non si tratta di velata nostalgia o di desiderio ad un ritorno al passato, ma di un tentativo di cogliere al meglio le pił genuine manifestazioni di vita vissuta dai nostri genitori o dai nostri nonni.

Agli oggetti esposti e a quelli che ci tornano alla mente il compito di “raccontare”.

Un particolare cenno agli oggetti realizzati dall'intreccio di vari prodotti della terra. Ad essi, a parte il compito di ricordare la cultura dell'autosufficienza, presente in tutte le civiltą agropastorali di quel tempo non lontano, si vuole assegnare una ben pił complessa azione di stimolo nel dare la giusta rilevanza ai rapporti relazionali di ciascun di noi con gli altri.

Si vuole lanciare un messaggio sull'importanza dell'intreccio di relazioni di cui tutti abbiamo tanto bisogno. Cosģ come dall'intreccio di liste di canne e verghe di olivo, si realizza una cesta, un paniere ed altro oggetto destinato a durare nel tempo, dall'intreccio di relazioni di amore e di amicizia  si possono creare le condizioni per superare dei momenti di difficoltą di tipo morale, sentimentale e, perché no, anche di tipo economico. Lo stare insieme, sapere di poter contare sugli altri č una risorsa di inestimabile valore.

Infine, va sottolineato il fatto che gli oggetti, nel raccontare le loro origini, mettono in relazione le vecchie tecniche di produzione (artigianato semplice e di necessitą dell’epoca) con l'attuale artigianato, basato sempre sull’estro del maestro-artigiano, tendente verso una costante ricerca innovativa, per soddisfare al meglio un consumatore sempre pił esigente.

Cosa hanno scritto alcuni visitatori sulla casa d’ł zł Puddu, realizzata nel Chiostro Minoriti in occasione della mostra dell’artigianato a Natale 2015.

     Elenco degli oggetti.

‘U lettu do zł Puddu

  • trģspiti (trespolo, cavalletto, arnese di ferro che sostiene le tavole da letto)

  • tavuli ri lettu (tavole di legno per letto)

  • matarązzu ri lana (materasso imbottito con lana)

  • cuscinu (cuscino)

  • linzņlu (lenzuolo)

  • cuttunata, cutrigghia (coperta ripiena di cotone)

  • cupetta (coperta)

  • vacģli (bacile, catino, vaso di forma rotonda per uso di lavar le mani e la faccia)

  • rinąli (orinali, vaso nel quale si orina)

  • cantru o cąntaru (cantero), vaso alquanto alto di terracotta per uso depositarvi gli escrementi.

  • gistra (cesta) per contenere i panni puliti.

 

‘A cona

  • ‘U quątru da Sacra famigghia (quadro della Sacra famiglia)

  • Menzula ri lignu (mensola di legno)

  • Lumaredda ‘a ogghił’ (piccolo lume a olio) 

  • Sparacņgna (sparagiaja, asparago)

  • Aranci, mannarini, lumei, pira spineddi

 

‘A buffčtta (tavolo)

  • ‘u lłmi a pitrolu (lume a petrolio)

  • ‘u pani (pane)

  • cipłdda nova (cipolla verde)

  • furmaggiu co’ spezzi (formaggio col pepe)

  • gistra ca’ frutta (cesta con frutta)

  • gistra cu’ l’alivi słtta sali (cesta con le olive sotto sale)

  • buttigghia co’ vinu (bottiglia con vino)

  • piattu ca’ pasta (piatto con pasta)

  • piattu chč liumi (favi)

  • bozza (particolare contenitore in vetro per vino)

  • mutu pa’ bozza (imbuto per la bozza)

  • tagghičri, (tagliere), pezzo di legno piano dove si tagliano su le vivande 

 

2 Munneddi, = ½ Tumminu, contenitore cilindrico in legno e/o ferro di litri 8,6, misura di capacitą per solidi (cereali, legumi);

Ancinu o crņccu, uncino, strumento in ferro per la raccolta dei mannelli (jermiti) di grano, di erbe, legna);

‘Nginčdda, ancinčdda, forcella in legno per tenere uniti diversi mannelli (jermiti) di grano o erba, a formare allorché piena, una gregna (covone) da legare con la liame;

Armiggi – tistali, capestro, corde e/o cuoio per legare gli animali;

Brunia, burnia;

Bruscia, spazzola dalle setole rigide per strigliare le bestie da soma (cravaccature);

Bummulu, contenitore in terracotta, simile a quartara, usato per contenere l’acqua fresca;

Buttigghiłni, grande bottiglia;

Cannata, boccale in terracotta;

Cannistru, contenitore per formaggio (‘ncannistratu);

Carrocciu, “antenato” del girello in legno, carruzzedda priva di ruote, ove si mettono i bambini, perché imparino ad andare;

Cąscia, cassapanca, arnese di legno, con coperchio incernierato, da riporvi dentro panni, vestimenti e simili;

Cątu, quątu o sģcchiu, secchio in lamiera;

Cavagne, contenitore di canne per ricotta;

Chiavi rąnnula, chiave per il dado (rannula) della ruota del carretto;

Circu’, trabiccolo, attrezzo emisferico (a cupola) poggiato sul braciere acceso, per tenere lontano i bambini e per asciugare i panni;

Coffa, bugnola, sporta, contenitore in tessuto di foglie di palma nana (giumarra o curina), usato per dare il fieno agli animali;

Conca o bracčri, braciere, recipiente in bronzo per contenere tizzoni ardenti per riscaldare;

Cruvecchia o gģstra, arnese a modo di gran paniere, privo di manico, da tenervi entro robe;

Crivu pa' farina, staccio, setaccio per farina;

Cufuni, piccolo focolare mobile di argilla;

Facigghiuni o facigliłni, una falce molto robusta;

Fascedda o vascedda, fiscella di giunco, contenitore per ricotta o formaggi;

Fąuci, falce, strumento di ferro curvo col quale si segano le biade e l'erba;

Ferru pi stirari, ferro da stiro a carbone;

Furrizzu, sgabello creato artigianalmente utilizzando tronchetti di Ferula;

Fusu di casa, fuso utilizzato dalla massaia per filare la lana o il cotone, arrotolati e impigliati alla cunocchia = bastone;

Lasagnatłri, matterello;

Maidda, madia, cassa in legno per impastare la farina e fare il pane;

Matassaru, aspo, arnese fatto di canna con inseriti due pioli alle estremitą, sui quali si avvolge la matassa.

Mņnacu, scarfalettu, scaldino in lamiera per contenere il carbone ardente

Młtu pi mustu, imbuto per imbottare il mosto;

Muzzłni, vaso di creta, brocca senza collo;

Naca, culla, sorta di amaca per bambini, costituita da due corde legate a parete, al centro delle quali si lega una coperta in modo da formare il giaciglio per il bambino; 

Pala pi’ nfunnari, pala in legno per pane;

Panąru, paniere fatto con canne e vimini

Panaru ‘mpagghiatu, paniere con le parti interne ricoperte di paglia e juta;

Paredda, padella;

Pastura, pastoja, fune che si mette alle zampe anteriori delle bestie da cavalcare, per ridurre gli ambiti di movimento; 

Pignata ‘i ramu, pajolo;

Pizzillara, coperta realizzata unendo variamente strisce di staffa di vario genere e colore,

Portamangiari, contenitore in alluminio per cose da mangiare;

Quadąra di ramu, pentolone di rame;

Quartara miricata, quartara riparata;

Quartara pi l’acqua, recipiente di zinco per acqua;

Quartara pi mustu, recipente di latta per mosto;

Rłnca, roncola, strumento adunco di ferro tagliente, come falce, per il taglio delle erbe;

Sacchina, contenitore in stoffa per la raccolta di arance, olive, frutta;

Sculapasta, colapasta in allumino;

Scupa ‘i scupazzu = scopa realizzata con foglie di palma nana, cefaglione (Chamaerops humilis);

Sčggia ‘i zammara, sedia di zammara (fibre di Agave americana);

Sidduni, basto per animali da soma;

Sirraccu, sčrra, sega, strumento di ferro dentato;

Statia, stadera, strumento per pesare;

Strigghia, streglia, streggia, strumento in ferro dentato, col quale si fregano e ripuliscono i cavalli (cravaccature);

Tusątrice, tosatrice, arnese usato per la tosatura delle cravaccature;

Łtru di lona, otre, contenitore in tela di cotone (olona);

Valąnza bilancia;

Vettuli, bisaccia per basto del contadino;

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